Introduzione
Inizia così un altro viaggio nel mondo immobiliare, un settore che può sembrare complicato ma che, con le giuste informazioni, può diventare molto più semplice da navigare. Nel seguente articolo, risponderemo a una serie di domande comuni che le persone si pongono quando si tratta di comprare, vendere o semplicemente gestire una proprietà.
Speriamo che queste risposte possano essere d’aiuto a tutti coloro che stanno cercando di comprendere meglio questo vasto settore.
Sicuramente avrai notato che l’acquisto di una nuova casa richiede una serie di passaggi accurati e precisi. Uno di questi è “fermare” la casa che desideri acquistare, ossia bloccare la vendita dell’immobile fino a quando non hai venduto la tua proprietà attuale. Questa pratica è abbastanza comune nel mercato immobiliare, ma come si fa? Scopriamolo insieme.
Come fermare una casa prima di vendere la propria?
Per essere certo di bloccare una casa in vendita, la soluzione più sicura è trascrivere il contratto preliminare. Questa operazione ti conferirà il pieno diritto a diventare in futuro il proprietario dell’immobile.
Quando si vuole “fermare” una casa, di solito si sottoscrive una proposta d’acquisto. L’agente immobiliare può essere di grande supporto in questo momento, perché conosce l’immobile e ha il dovere di verificare chi sono i proprietari e se esistono ipoteche, pignoramenti o altri “problemi” sulla proprietà (fonte: blog.casanoi.it). Nel documento di proposta d’acquisto deve essere specificato che tutte le procedure burocratiche devono essere espletate nel più breve tempo possibile. Poi, si può lasciare un assegno in deposito all’agente immobiliare, preferibilmente un importo ridotto, per esempio 5.000 euro (fonte: likecasa.it).
Per tutelarsi in un preliminare di vendita, si può optare per una scrittura privata semplice o con atto notarile, a mezzo di una scrittura privata autenticata da un notaio o un atto pubblico notarile (fonte: contraentedebole.it). Per negoziare il prezzo di una casa, si possono seguire alcuni consigli, come mostrarsi interessati ma non troppo, raccogliere informazioni sul venditore, formulare una proposta d’acquisto convincente e analizzare la planimetria catastale e la visura catastale immobile.
Quanto si può abbassare l’offerta di una casa?
Secondo la mia esperienza, di solito, il proprietario (e l’agente immobiliare) considerano di poter scendere di circa il 7-8% rispetto al prezzo di richiesta. I prezzi che vedi in pubblicità sono di solito trattabili del 7/8% circa.
Cosa fa alzare il prezzo di una casa?
Il valore di un immobile non può che dipendere dalle sue caratteristiche tecniche, quindi dalla metratura, dalla presenza di balconi, giardini e spazi aperti, dalla suddivisione degli ambienti, dalla qualità degli elementi tecnici installati presso i bagni o, per quel che riguarda le abitazioni, presso la cucina.
Quanti soldi si danno al preliminare?
Al momento del preliminare è regola versare alla controparte una somma a titolo di acconto sul prezzo. Non c’è nessuna norma che indichi la percentuale da versare, ma normalmente si usa corrispondere una somma che varia tra il 10% e il 15% del prezzo.
Quanto soldi si danno al compromesso?
Si tratta di una somma di denaro che l’acquirente versa a favore del venditore, che di solito varia dal 10 al 15% del prezzo dell’immobile, a titolo di acconto o di caparra confirmatoria. Il compromesso, noto anche come contratto preliminare di vendita, prevede il versamento da parte dell’acquirente di una somma di denaro a favore del venditore. Questa somma, spesso definita come “acconto” o “caparra confirmatoria“, rappresenta una sorta di garanzia che l’acquirente offre al venditore per assicurarsi l’acquisto dell’immobile.
L’importo da versare al compromesso può variare, ma solitamente si aggira tra il 10% e il 15% del prezzo totale dell’immobile. Ad esempio, se stai acquistando una casa del valore di 200.000 euro, dovresti versare un acconto che va dai 20.000 ai 30.000 euro al momento del compromesso.
È importante notare che questa somma sarà poi detratta dal prezzo finale di vendita al momento del rogito notarile, ovvero il contratto definitivo di vendita dell’immobile. In caso di mancato rispetto dell’accordo da parte del compratore, questa somma potrebbe essere trattenuta dal venditore come forma di risarcimento, a meno che non sia specificato diversamente nel contratto.
Quanto tempo deve passare tra il compromesso e il rogito?
Il notaio si occupa del rogito, il contratto definitivo entro 30 giorni dalla data del compromesso, trascorsi i quali l’acquirente perde i diritti acquisiti. Se l’acquirente non rispetta questi termini, il venditore può rescindere il contratto e rivendicare la proprietà dell’immobile.
Come impedire la vendita di un immobile?
Quindi per essere certo di bloccare la casa in vendita l’unica soluzione è quella di trascrivere il contratto preliminare. Solo in questo modo infatti hai la certezza e pieno diritto a diventare in futuro il proprietario dell’immobile.
Quando il venditore perde la caparra?
In particolare, in caso di inadempimento del venditore, il promissario acquirente avrà diritto a ricevere il doppio della caparra versata; in caso di inadempimento dell’acquirente, quest’ultimo perderà la somma di denaro data come acconto. Se il venditore non rispetta i termini del contratto preliminare o compromesso di vendita, il compratore ha il diritto di ricevere il doppio dell’importo della caparra versata. Questo perché, nel diritto italiano, la caparra funge anche da “penale” in caso di inadempimento del contratto.
Il meccanismo è molto semplice: se una delle due parti (acquirente o venditore) non rispetta gli impegni presi con il contratto preliminare, deve pagare una penale all’altra parte. Se è il venditore a non rispettare l’accordo, deve restituire al compratore il doppio della caparra ricevuta. Se invece è il compratore a non rispettare l’accordo, perde l’intero importo della caparra.
È importante ricordare che la caparra deve essere specificamente indicata nel contratto preliminare come “caparra confirmatoria”, altrimenti non avrà questa funzione di penale in caso di inadempimento. Inoltre, l’ammontare della caparra è liberamente pattuibile tra le parti, ma di solito si aggira intorno al 10-20% del prezzo di vendita dell’immobile.
Cosa succede se non si vuole più vendere casa?
Al venditore però deve essere garantita la possibilità di recedere dal contratto anche prima della sua scadenza, laddove decida di non vendere più. Se la scelta non è supportata da altri seri motivi, il venditore andrà incontro al pagamento di una penale che sarà stabilita da un giudice.
Come liberarsi di una casa che non si vuole?
Per disfarsi di un immobile bisognerebbe recarsi dal notaio, sottoscrivere un atto pubblico (pagando le relative imposte e la parcella del professionista) in cui si dichiara di rinunciare al diritto di proprietà sul bene.
Conclusione
Acquistare una casa può essere un’operazione complessa, che richiede attenzione e cautela. L’importante è sempre essere informati e fare le scelte giuste in ogni fase del processo. Ricorda sempre di consultare un professionista se hai dubbi o incertezze.
I dati utilizzati in questo articolo provengono da diverse fonti, tra cui homesell.it, blog.casanoi.it, likecasa.it, contraentedebole.it, visureitalia.com.